bene comune e pace – Papa Francesco
ANGELUS – Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buon anno a tutti!
Oggi, ottavo giorno dopo il Natale, celebriamo la Santa Madre di Dio. Come i pastori di Betlemme, rimaniamo con lo sguardo fisso su di lei e sul Bambino che tiene tra le braccia. E in questo modo, mostrandoci Gesù, il Salvatore del mondo, lei, la madre, ci benedice. Oggi la Madonna ci benedice tutti, tutti. Benedice il cammino di ogni uomo e ogni donna in questo anno che inizia, e che sarà buono proprio nella misura in cui ciascuno avrà accolto la bontà di Dio che Gesù è venuto a portare nel mondo. In effetti, è la benedizione di Dio che dà sostanza a tutti gli auguri che vengono scambiati in questi giorni. E oggi la liturgia riporta l’antichissima benedizione con cui i sacerdoti israeliti benedicevano il popolo. Ascoltiamo bene, recita così: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26). Questa è la benedizione antichissima. Per tre volte il sacerdote ripeteva il nome di Dio, “Signore”, stendendo la mani verso il popolo radunato. Nella Bibbia, infatti, il nome rappresenta la realtà stessa che viene invocata, e così, “porre il nome” del Signore su una persona, una famiglia, una comunità significa offrire loro la forza benefica che scaturisce da Lui. In questa stessa formula, per due volte si nomina il “volto”, il volto del Signore. Il sacerdote prega che Dio lo “faccia risplendere” e lo “rivolga” verso il suo popolo, e così gli conceda la misericordia e la pace. Sappiamo che secondo le Scritture il volto di Dio è inaccessibile all’uomo: nessuno può vedere Dio e rimanere in vita. Questo esprime la trascendenza di Dio, l’infinita grandezza della sua gloria. Ma la gloria di Dio è tutta Amore, e dunque, pur rimanendo inaccessibile, come un Sole che non si può guardare, irradia la sua grazia su ogni creatura e, in modo speciale, sugli uomini e le donne, nei quali maggiormente si rispecchia. «Quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4), Dio si è rivelato nel volto di un uomo, Gesù, «nato da donna». E qui ritorniamo all’icona della festa odierna, da cui siamo partiti: l’icona della Santa Madre di Dio, che ci mostra il Figlio, Gesù Cristo, Salvatore del mondo. Lui è la Benedizione per ogni persona e per l’intera famiglia umana. Lui, Gesù, è sorgente di grazia, di misericordia e di pace. Per questo il santo Papa Paolo VI ha voluto che il primo gennaio fosse la Giornata Mondiale della Pace; e oggi noi celebriamo la cinquantaduesima, che ha per tema: La buona politica è al servizio della pace. Non pensiamo che la politica sia riservata solo ai governanti: tutti siamo responsabili della vita della “città”, del bene comune; e anche la politica è buona nella misura in cui ognuno fa la sua parte al servizio della pace. Ci aiuti in questo impegno quotidiano la Santa Madre di Dio. Vorrei che tutti la salutassimo adesso, dicendo per tre volte: “Santa Madre di Dio”. Insieme: “Santa Madre di Dio”, “Santa Madre di Dio”, “Santa Madre di Dio”.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE – 1 GENNAIO 2019
LA BUONA POLITICA È AL SERVIZIO DELLA PACE
- “Pace a questa casa!”
Inviando in missione i suoi discepoli, Gesù dice loro: « In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vo- stra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi » (Lc 10,5-6). Offrire la pace è al cuore della missione dei di- scepoli di Cristo. E questa offerta è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia uma- na.1 La “casa” di cui parla Gesù è ogni famiglia, ogni comunità, ogni Paese, ogni continente, nella loro singolarità e nella loro storia; è prima di tutto ogni persona, senza distinzioni né discriminazioni. È an- che la nostra “casa comune”: il pianeta in cui Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a prenderci cura con sollecitudine. Sia questo dunque anche il mio augurio all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa casa!”.
- La sfida della buona politica
La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy;2 è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla colletti- vità umana, può diventare strumento di oppressio- ne, di emarginazione e persino di distruzione. « Se uno vuol essere il primo – dice Gesù – sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti » (Mc 9,35). Come sottolineava Papa San Paolo VI: « Prendere sul se- rio la politica nei suoi diversi livelli – locale, regio- nale, nazionale e mondiale – significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità ».
In effetti, la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, del- la libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità. Carità e virtù umane per una politica al servizio dei diritti umani e della pace Papa Benedetto XVI ricordava che « ogni cristia- no è chiamato a questa carità, nel modo della sua 3 Lett. ap. Octogesima adveniens (14 maggio 1971), 46. vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella polis. […] Quando la carità lo anima, l’impe- gno per il bene comune ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico. […] L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispi- rata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edifi- cazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana ».4 È un pro- gramma nel quale si possono ritrovare tutti i politi- ci, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà. A questo proposito meritano di essere ricordate le “beatitudini del politico”, proposte dal Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyê˜n Vãn Thuâ. n, morto nel 2002, che è stato un fedele testimone del Vangelo:
Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.
Beato il politico la cui persona rispecchia la cre- dibilità.
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente co- erente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizza- zione di un cambiamento radicale.
Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura.5
Ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scaden- za elettorale, ogni tappa della vita pubblica costitu- isce un’occasione per tornare alla fonte e ai riferi- menti che ispirano la giustizia e il diritto. Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un le- game di fiducia e di riconoscenza.
- I vizi della politica
Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella poli- tica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istitu- zioni. È chiaro a tutti che i vizi della vita politica tol- gono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svol- ge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’a- zione delle persone che vi si dedicano. Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democra- zia, sono la vergogna della vita pubblica e metto- no in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle perso- ne –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giu- stificazione del potere mediante la forza o col prete- sto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profit- to immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esili
La buona politica promuove la partecipazione dei giovani e la fiducia nell’altro
Quando l’esercizio del potere politico mira uni- camente a salvaguardare gli interessi di taluni in- dividui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, per- ché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro. Quando, invece, la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talen- ti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti. Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire “io mi fido di te e credo con te” nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona. « Cosa c’è di più bel- lo di una mano tesa? Essa è stata voluta da Dio per donare e ricevere. Dio non ha voluto che essa ucci- da (cfr Gen 4,1ss) o che faccia soffrire, ma che curi e aiuti a vivere. Accanto al cuore e all’intelligenza, la mano può diventare, anch’essa, uno strumento di dialogo ». Ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune. La vita politica autentica, che si fonda sul diritto e su un dialogo leale tra i soggetti, si rinnova con la convinzione che ogni donna, ogni uomo e ogni generazione rac- chiudono in sé una promessa che può sprigionare nuove energie relazionali, intellettuali, culturali e spirituali. Una tale fiducia non è mai facile da vi- vere perché le relazioni umane sono complesse. In particolare, viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’e- straneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attra- verso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno. Oggi più che mai, le nostre società necessitano di “arti- giani della pace” che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana.
No alla guerra e alla strategia della paura
Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, mentre ricordiamo i giovani caduti du- rante quei combattimenti e le popolazioni civili di- laniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile inse- gnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità. È la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la prolifera- zione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il ter- rore esercitato sulle persone più vulnerabili contri- buisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni per- sona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate. Il nostro pensiero va, inoltre, in modo parti- colare ai bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affin- ché le loro vite e i loro diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostag- gio dei gruppi armati. La testimonianza di quanti si adoperano per difendere la dignità e il rispetto dei bambini è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità
Un grande progetto di pace
Celebriamo in questi giorni il settantesimo an- niversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata all’indomani del secondo con- flitto mondiale. Ricordiamo in proposito l’osserva- zione del Papa San Giovanni XXIII: « Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimen- to dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono tito- lari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli ». La pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è an- che una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria:
- la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;
- la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé.
- la pace con il creato, riscoprendo la grandez- za del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.
La politica della pace, che ben conosce le fra- gilità umane e se ne fa carico, può sempre attinge- re dallo spirito del Magnificat che Maria, Madre di Cristo Salvatore e Regina della Pace, canta a nome di tutti gli uomini: « Di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha dispero i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; […] ricor- dandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre » (Lc 1,50-55).
Dal Vaticano, 8 dicembre 2018
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