Cresce il commercio delle armi
Era dalla fine della guerra fredda che non si vendevano tante armi. Il volume dei trasferimenti internazionali di armamenti è aumentato in modo costante dal 2004, spiega un rapporto del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma. Mettendo a confronto il periodo 2007-2011 con il 2012-2016, la crescita è stata dell’8,4 per cento. I cinque principali importatori sono India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Cina, Algeria. In India va il 13 per cento di tutte le armi vendute nel mondo. Per l’Arabia Saudita, che guida l’intervento militare nello Yemen, l’aumento è stato del 212 per cento. In Medio Oriente le importazioni sono cresciute dell’86 per cento e sono il 29 per cento del totale. Tutte queste armi vengono soprattutto da Stati Uniti e Russia, che insieme coprono il 56 per cento del mercato globale. Sommando Cina, Francia e Germania si arriva al 74 per cento. Gli Stati Uniti vendono armi ad almeno cento paesi e coprono il 33 per cento delle esportazioni mondiali, la Russia il 23 per cento. La Cina è passata dal sesto al terzo posto. L’Italia è all’ottavo posto, con un aumento del 22 per cento delle esportazioni, destinate soprattutto a Turchia, Algeria e Angola. Si stima che in tutto il mondo nel 2015 le spese militari abbiano raggiunto i 1.676 miliardi di dollari, equivalenti al 2,3 per cento del pil mondiale o a 228 dollari a persona. Gli Stati Uniti sono il paese che ha speso di più: 596 milioni di dollari, il 36 per cento del totale. Il Sipri calcola che basterebbe meno della metà delle spese militari mondiali annuali per raggiungere la maggior parte degli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite per i quali le risorse economiche sono un requisito necessario: con poco più del 10 per cento di quello che si spende in armi si potrebbe sconfiggere la povertà; con meno del 10 per cento si potrebbe garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo un’istruzione gratuita e di qualità.
Tratto dal settimanale “Internazionale” del 10 / 16 marzo 2017 Giovanni De Mauro
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